Gezellig – an Amsterdam trip


Cosa vuol dire Gezellig?

Intimità, cordialità, familiarità, piacevole sensazione di novità, luogo accogliente: sono molte le parole che possiamo usare per avvicinarci, senza tuttavia riuscire mai a cogliere in pieno il significato di questa parola. Ma non disperate: una volta che visiterete Amsterdam, esplorandone l’aspetto più autentico e genuino, capirete perfettamente ciò che significa Gezellig.

Il nostro lungo week-end nella capitale olandese inizia giovedì. Dopo l’arrivo all’aeroporto di Schiphol decidiamo di andare alla scoperta dell’effervescente quartiere De Pijp.

Scegliamo di cenare da Burgermesteer, un ristorante fondato da tre compagni di scuola di Amstrerdam. La loro filosofia è semplice quanto efficace: prodotti locali senza l’aggiunta di alcun additivo o conservante in un ambiente dallo stile semplice ed accogliente. Ordiniamo un Master Bief (carne di manzo Blonde d’Aquitaine, verdure grigliate, maionese), e un Bief de Meaux (carne di manzo Blonde d’Aquitaine, Brie de Meaux, funghi).

Dopo la cena prendiamo una birra al Bar Mash in piazza Gerard Douplein, probabilmente la zona più mondana di De Pijp, affollata di locali che brulicano di vita. L’atmosfera che si respira è davvero esaltante.

Venerdì è l’ora del Van Gogh Museum: l’emozione di fronte alle opere dell’artista è grande. Poi pranzo al Beurs van Berlage, il maestoso edificio in mattoni rossi posto a metà strada tra piazza Dam e la Centraal Station, sede di numerosi uffici. Dopo esserci rifocillati al buffet che ogni giorni viene allestito nell’ampio salone d’ingresso, decidiamo di visitare lo Stedelijk Museum, il museo di arte contemporanea e design della città.

Per la cena ci dirigiamo dal tailandese Bird Thai Snackbar, appena dietro il de Waag. Questo minuscolo locale è davvero una perla da non lasciarsi scappare, e la perenne coda che si forma alle sue porte ne è probabilmente la miglior testimonianza. Optiamo per un piatto con manzo, verdure, latte di cocco e curry verde accompagnato da abbondante riso e dei noodles con pollo e verdure a volontà.

Dopo aver cenato e vagato per qualche tempo nel quartiere a luci rosse, ci dirigiamo verso la nostra meta serale: il quartiere Jordaan.

A pochi passi dall’affollatissima e caotica zona centrale, Jordaan è un universo a parte: una tranquillità surreale accompagna la nostra placida passeggiata tra i più bei scorci della città. I ristoranti illuminati dalla flebile luce dalle candele, i magnifici saloni che si riflettono nei canali, l’inconfondibile campanile della Westerkerk che si staglia ogni qualvolta la vista si fa più ariosa: tutto contribuisce al leggendario fascino di questo quartiere, anche se probabilmente niente è paragonabile all’atmosfera che in una fredda serata si respira in un Bruin Café: Gezellig allo stato puro.

Non è facile definire cos’è un Bruin Cafè: un bar, un pub, un caffè, una taverna, una locanda? Un Telegraficamente, li si potrebbero definire antichi locali dall’atmosfera tranquilla e rilassata, che servono principalmente birra e jenever. Caratteristiche essenziali: interni in legno scuro, anneriti dal fumo delle sigarette, candele accese tutto il giorno e, per alcuni, sabbia sul pavimento, com’era in uso secoli fa.

La nostra scelta ricade sul Café ‘t Smalle: 230 anni sotto forma di un piccolo locale di legno dalle luci calde e soffuse. Prima una birra nel soppalco, che ci regala un ottimo punto di vista alternativo sul locale. La seconda al bancone: non possiamo fare a meno di lanciarci alla conquista dei tanto agognati sgabelli.

Per tornare a casa costeggiamo il Prinsengracht, uno più bei canali che abbracciano la città.

Il giorno dopo, in tarda mattinata, facciamo rotta verso l’EYE, l’avveniristico edificio situato dietro la Centraal Station dedicato al cinema. Prendiamo il battello dalla stazione e l’affascinante sagoma dell’istituzione fa brillare gli occhi di due appassionati di cinema come noi. Dentro uno spettacolare bar/ristorante con vista sul canale, una collezione permanente visitabile gratuitamente che comprende – tra le altre cose – futuristiche cabine-cinema, una bella quanto inquietante mostra apocalittico/psichedelica su alcuni artisti olandesi contemporanei e, ciliegina sulla torta, un negozio di libri, dvd, poster e qualsiasi tipo di gadget cinematografico.

La morsa della fame ci riporta in centro, questa volta l’indirizzo che scegliamo è quello di Rob Wigboldus Vishandel, in una piccola traversa non lontana da piazza Dam. Un piccolo quanto spartano dove l’imponente figura di Rob inizierà a sfilettare aringhe sotto i vostri occhi. La vista del rozzo panino farcito con aringa, cetrioli sottaceto e cipolla, non sarà più un deterrente: amore al primo morso per chi ama il pesce crudo. Sbranato il primo panino, ne ordiniamo immediatamente un altro. Reflusso gastroesofageo (aka rutti avviati) tutto il giorno ma ne è valsa la pena.

Gezellig al cetriolo.

Dopo dritti alla mostra che la fondazione World Press Photo tiene nella sconsacrata chiesa Oude Kerk. Un percorso composto da decine e decine di foto di sublime bellezza raggruppate per sezioni: attualità, sport, progetti a lungo termine, natura. Le numerose foto che hanno come soggetto la guerra in Siria (alcune davvero molto forti) e il dramma dei migranti sono un vero e proprio pugno nello stomaco.

Scossi dall’esperienza ci allontaniamo dal gran frastuono del centro in direzione Vondelpark, polmone verde di Amsterdam.

Per la sera, grazie all’aiuto di TripAdvisor, troviamo un ottimo posticino: Jackets, il paradiso della “baked potato”. In un locale in tipico stile ‘radical chic’ contemporaneo si servono giganti patate cotte al forno e ‘vestite’ a scelta dai clienti: carne, pesce, verdure, salse, e chi più ne ha più ne metta. Il tutto accompagnato da ottime birre artigianali olandesi.

Una volta usciti dal locale, sotto una fredda e fastidiosa pioggia, i nostri piani di guerra per la serata si sfanno come neve al sole: questa lunga giornata ha assorbito gran parte delle nostre energie (e delle nostre risorse finanziarie): rientriamo a casa.

La domenica, dopo una bella dormita ristoratrice, usciamo dopo pranzo in direzione Museumplein. Un timido sole si affaccia tra le nuvole, finalmente scaldandoci un po’. Ne approfittiamo per goderci questi primi veri raggi di sole nel verde della piazza, fino a quando la grandine non ci sorprende (WTF!?). Per fortuna si è trattato solamente di una breve pausa, e dopo poco possiamo incamminarci verso Spui: una spettacolare piazza acciottolata attorniata da bar storici e librerie, da cui si accede, inoltre, al celebre complesso Begijnhof.

Nella piazza la domenica si tiene un mercatino d’arte davvero interessante, in cui gli artisti espongono direttamente le loro opere.

Dopo uno stroopwafel all’angolo da Lanskroon, la pasticceria più rinomata della città, la prossima tappa è Wynand Foninck. Ovvero, il locale per eccellenza in cui gustare il leggendario gin di Amsterdam, lo jenever. La sala di degustazione risale al 1679 e serve gin aromatizzato a decine di gusti: parlate con gli estroversi commessi del locale per creare la vostra combinazione. Assaggiamo una combinazione di mela, rosa, cannella ed erbe varie: delizioso.

Per l’ultima cena di questo breve ma intenso week-end non c’è niente di meglio che una scorpacciata di fritto olandese: kroketten, polpette, formaggio e verdure al café de Blauwe Pan, nel cuore di Jordaan. La gigantesca torta di mele maison con panna è la mazzata finale.
Torniamo a casa – solo nello spirito – leggeri, accompagnati dal tardivo tramonto di Amsterdam.

Jacopo Bernardini