Buon Natale … ortodosso!


Il Natale è alle porte, ma l’emozione è limitata: come ogni anno sappiamo cosa aspettarci dalle nostre vacanze, legate a tradizioni incrollabili, una vera e propria scaletta da rispettare. È sicuramente molto più interessante vedere come funzionano le cose altrove, in Russia ad esempio.

Il Patriarca Cirillo celebra il Natale ortodosso a Mosca

Il Patriarca Cirillo celebra il Natale ortodosso a Mosca

Quello che si festeggia in Russia non è il Natale cattolico, come da noi, ma quello ortodosso, e questa differenza va a mutare parecchi aspetti, a partire dalla data: il 7 gennaio! La ragione è molto semplice, la Chiesa ortodossa ha continuato ad osservare il calendario giuliano, e non quello gregoriano in vigore per lo stato laico. Gli ortodossi più attenti si preparano alla festività con ben quaranta giorni di digiuno e preghiera, un periodo paragonabile alla quaresima di Pasqua per il mondo cattolico. Il digiuno non è severissimo fino alla vigilia, dove sono concessi solo grano lesso e frutta; esso termina al tramonto, in chiesa. La messa prevede canti e preghiere, l’esposizione dell’icona di Natale e di una candela accesa (simbolo della stella cometa) e infine l’unzione dei fedeli e la distribuzione del pane benedetto. Il giorno seguente non può mancare il pranzo con i parenti, come da noi insomma.

Nelle case dell’albero e del presepe non c’è traccia, possiamo trovare invece come addobbi i simboli della tradizione cristiana, già dai tempi delle catacombe: ghirlande, pesci e pecore.

Rimane perlopiù una festa religiosa, svincolata da tutto l’apparato commerciale e culturale a noi comune, e per questo il Natale ortodosso non viene considerato poi molto dai Russi. Un po’ colpa del comunismo sovietico, che proclamando l’ateismo di stato spostò l’attenzione dei cittadini dal natale al capodanno, festa decisamente più sentita e attesa.

Fuochi d'artificio su Piazza Rossa a Mosca

Capodanno: fuochi d’artificio su Piazza Rossa a Mosca

Per il capodanno nessuna inversione di data, in quanto festa laica segue il calendario gregoriano introdotto da Lenin e va a cadere tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. E così la sera di San Silvestro i Russi si riuniscono con amici e parenti per un grande banchetto, dove il cibo abbonda: carne, pesce, caviale e zuppe, senza dimenticare l’immancabile insalata russa, da loro chiamata “insalata invernale”. Si fa spazio anche a frittelle ripiene dolci e salate, i ravioli pelmeni o varyeniki, la polenta tradizionale kasha, il tutto condito dalla panna acida smetana. Per addolcire il pasto si serve la gelatina di frutta kampot. Nei bicchieri la kvas, una bevanda di pane fermentato simile alla birra ma analcolica; per brindare, ovviamente, tanta vodka e champagne russo!

Quando si avvicina la mezzanotte ci si sintonizza su Radio Mosca per sentire in diretta i rintocchi delle campane del Cremlino, che poi lasciano spazio a un grande concerto.

Non di rado i più giovani escono a festeggiare, ma il freddo e la voglia di stare in famiglia frenano i più, che preferiscono rimanere a casa secondo tradizione.

Ded Moroz e Snegurochka

Ded Moroz e Snegurochka

Anche il post festeggiamenti prevede un’usanza particolare: per riprendersi dalle mangiate e bevute eccessive il 1° gennaio si va alla terme per saune, massaggi e relax.

Un ultimo accenno ai bambini, veri protagonisti delle feste. I piccoli russi non accolgono con latte e biscotti la venuta di Babbo Natale, ma di una figura simile. Si tratta di Ded Moroz, tradotto “Nonno Gelo”, un vecchio barbuto vestito di bianco e oro (in altre versioni blu o rosso) che con la sua slitta porta doni ai bimbi buoni, e carbone, cipolle e rami di saggina a quelli cattivi, nella notte di capodanno. Ad aiutare il nonnino la nipote Snegurochka (“Fanciulla di Neve”), una graziosa ragazza bionda dalle gote rosse e gli abiti azzurri.

G.

[Con la collaborazione di Chiara F.]