Liberté Égalité Fraternité: quando le parole diventano passi


Ieri pomeriggio ho vissuto sicuramente il momento più intenso del mio soggiorno a Parigi, iniziato qualche mese fa.
Emozioni del tutto diverse, inaspettate, che sono andate ad aggiungersi a tutte le altre che si sono susseguite durante il mio erasmus.
Spesso camminando tra le strade di Parigi si ha l’impressione di essere in un film, o dentro un sogno. È questa la sensazione che mi ha accompagnato fino a poco tempo fa (certo senza dimenticare le mattine da coma nella metro affollata o incontri non sempre piacevolissimi nelle ore notturne, o angoli della città meno “cinematografici”).
Qualche giorno fa questa sensazione di sogno ad occhi aperti si è spezzata bruscamente.
Ero fuori dalla Sinagoga di rue de la Victoire, in visita con alcuni compagni dell’università, e arriva la notizia dell’attentato a Charlie Hebdo, nel mio stesso quartiere.

image

Tutto è diventato molto confuso, saliva l’inquietudine.  È stato l’inizio di giorni da incubo, l’allarmismo è dilagato.
Il giorno seguente l’omicidio a Montrouge e quello dopo ancora l’attacco a Vincennes.
Ho iniziato ad avere paura, a non sentirmi più sicuro in questa città che tanto avevo amato fino a questo momento.
Da un sogno a un incubo, nel giro di poche ore, di pochi giorni.

image

Ieri, con la marcia repubblicana che mi ha portato a percorrere boulevard Voltaire insieme a migliaia di persone, credo di aver raggiunto un compromesso tra il sogno e l’incubo: la realtà, la consapevolezza.
È finito il tempo di sentirmi fuori dalla realtà, ma anche di avere paura.
Ieri ero in mezzo a una folla pensante e palpitante, che mi ha infuso un’energia incredibile. Uomini, donne, anziani, bambini desiderosi di esserci, di partecipare, di gridare l’amore per la libertà e la democrazia.
Ho cantato la marsigliese in mezzo ai Francesi, ho invocato “Liberté, Égalité, Fraternité“, e mi sono emozionato di fronte a un amore per la patria che raramente ho avvertito nella mia carissima Italia.
Tre parole che associavo alle pagine poco attraenti dei libri di Storia hanno preso corpo, vigore, significato.
Ho avuto la sensazione di far parte della Storia.

image

Ero spaventato, ero abbattuto, disgustato da troppe reazioni di odio e ignoranza sputate sui social networks.
La marcia mi ha ridato la speranza, la fiducia in un’umanità che crede in qualcosa, che ha dei valori, che non ha smesso di sognare di fronte a tutte le meschinità del mondo.
Non bisogna parlare di islam contro cristianesimo, di immigrazione e razzismo, ma di tolleranza e coesistenza contro violenza e terrorismo.
Un marcia di qualche ora, ma un grande passo verso la persona che vorrei essere.
Grazie di cuore Parigi, ora più che mai.

image

Gli insegnamenti del sognatore


mandela

Il mondo piange la morte di Nelson Mandela (1918 – 2013), detto Madiba dal suo popolo. Un vero eroe nella lotta contro l’apartheid e la ricerca della pace, un modello riconosciuto dal mondo. Certo pensare a figure come Mandela fa sentire un po’ più orgogliosi di appartenere al genere umano.

Non c’è nulla da aggiungere al rammarico per questa perdita. Voglio ricordare questo grande uomo attraverso le sue celebri parole, che hanno ancora molto da insegnare a tutti noi.

Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso.

L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra.

La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.

nelson-mandela-1960Nessuno è nato per odiare un’altra persona a causa del colore della sua pelle, o il suo passato o la sua religione. La gente deve imparare a odiare, e se si può imparare ad odiare, si può insegnare ad amare, perché l’amore è più naturale per il cuore umano che il suo contrario.

Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli.