‘Il sentiero dei nidi di ragno’ – Una piacevole (ri)scoperta


Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.

Per anni ho avuto questo piccolo libro a casa, davanti agli occhi, senza mai sentire la curiosità di aprirlo, forse sottovalutandolo. Oggi mi ritrovo a scoprirlo e ad apprezzarlo moltissimo. Presentando la Resistenza attraverso lo sguardo distorto di un monellaccio, Calvino ci ha regalato una visione quanto mai autentica ed efficace di un Italia ferita e confusa, di un periodo cruciale che non possiamo e non dobbiamo ignorare.
G.

Sulla vita vera


  

“[…] una storia che racconto per il gusto di un po’ di compagnia, e questa è un’altra (e la mia preferita) definizione di letteratura, qualcosa che si racconta per il gusto della compagnia, per comunicare il senso del religioso, del timore-amore reverenziale, sulla vita vera, in un mondo vero che la letteratura (come in questo libro) dovrebbe riflettere.”

  • Jack Kerouac, Satori a Parigi (1985)

Un omaggio senza veli al cinema e alla crudeltà


Stringi stringi, siamo tutti sciacalli che si cibano l’uno dell’altro.

  
Era il 2011 e per caso acquistai Fight club in una libreria.

Non avevo visto il film, non sapevo di che parlasse, ero ignaro di tutto. Bastò qualche ora per finirlo d’un fiato, e per innamorarmi dello stile di Chuck Palahniuk.

Mi ripromisi allora di leggere tutti i suoi libri. Sono passati quattro anni e finalmente mi sono deciso ad iniziare questa piccola impresa.

Anche questa volta mi sono fatto guidare dalla casualità, senza informarmi. In biblioteca ho cercato Palahniuk e tra alcuni romanzi ho preso Senza veli, pubblicato nel 2010.

La storia si svolge nella Hollywood dei Tempi d’oro (quelli di Bette Davis e Joan Crawford) e mostra il tramonto della diva Katherine Kenton e il suo innamoramento per il giovane senza scrupoli Webster Carlton Westward III attraverso la voce di Hazie Coogan, domestica e amica della Kenton.

La prima particolarità del romanzo sta nella tecnica narrativa: la narratrice Hazie presenta le scene come in una sceneggiatura cinematografica (chiaro riferimento al mondo hollywoodiano), descrivendo l’apertura, l’ambientazione, le zoommate, i suoni, i fuoricampo.

Gli stessi capitoli sono suddivisi in atti e scene, come in una vera sceneggiatura.

A tratti questa trovata può risultare pesante, nociva a una lettura disinvolta, ma nel complesso è interessante.

Un’altra caratteristica originale – ma decisamente pesante – è la fitta sequela di nomi noti della vecchia Hollywood (e non solo) che farcisce tutto il romanzo. Un omaggio a una scintillante epoca del passato che però contribuisce a rallentare il ritmo narrativo e infastidisce a livello grafico. Infatti tutti i nomi propri – ma proprio tutti – sono stampati in grassetto.

  
Parlando di trama, la storia risulta abbastanza avvincente e i personaggi interessanti, a partire dalla misteriosa narratrice Hazie, della quale è facile intuire l’inquietante cumulo di frustrazioni, rancori, manie e desiderio di rivalsa. 

Allo stesso modo è affascinante la sua controparte Katherine, archetipo della diva che va incontro malvolentieri alla vecchiaia e al declino, e soffoca i dispiaceri inseguendo amori fasulli e giovanili (il personaggio ricorda molto la Norma Desmond del film Viale del tramonto).

L’intreccio gira intorno alla scoperta di una biografia senza veli che Webster sta scrivendo sull’amante Katherine. Una biografia che comprende già il drammatico finale…

Ne emerge uno sfaccettato ritratto del mondo del cinema, della fama, del potere e dei rapporti umani. Un mondo dove vige la regola dell’homo homini lupus, raccontato dall’autore con una forte carica satirica e situazioni paradossali.

Nel complesso un romanzo piacevole, che si fa leggere e desta alcune riflessioni, ma di certo un po’ debole e non all’altezza del miglior Palahniuk.
G.


SENZA VELI

Titolo originale: Tell all

Autore: Chuck Palahniuk 

1^ edizione: 2010

Genere: romanzo 

Voto: 6/10


I dannati e i perduti 


  

…un Dio grande mi avrebbe aiutato molto di più a superare i casini e il terrore e il dolore e l’orrore, sarebbe stato più facile e forse anche più pratico, mi avrebbe aiutato a comprendere alcune delle puttane con le quali ho vissuto, i lavori monotoni, il non avere lavoro, le notti di pazzia e di inedia, […] ma io pensavo che se mi fossi convertito, se avessi trovato la fede, allora avrei dovuto lasciare là sotto il diavolo tutto solo con le sue fiamme, e quello non sarebbe stato bello da parte mia perché negli eventi sportivi avevo quasi sempre la tendenza a schierarmi con i perdenti e negli eventi spirituali ero colpito dalla stessa malattia perché non ero un uomo di pensiero, mi basavo su ciò che sentivo e i miei sentimenti erano schierati tutti per i deformi, i torturati, i dannati e i perduti, non per compassione ma per fratellanza  perché ero uno di loro, perso, confuso, indecente, insignificante, pauroso e codardamente ingiusto e gentile solo a sprazzi e sebbene fossi fottuto, sapevo che non serviva a niente, non era la cura, semplicemente rafforzava il mio modo di essere.

Charles Bukowski, Shakespeare non l’ha mai fatto (1979)

I folli e divertentissimi guai di un’analfabeta sudafricana


Prendete una ragazzina sudafricana che pulisce latrine. Prendete un impiegato svedese ossessionato dal proprio re. Scorrete capitolo dopo capitolo le loro vite assurde, e non potrete che amare L’analfabeta che sapeva contare, secondo romanzo di Jonas Jonasson, autore rivelazione nel 2009 con Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, enorme successo di vendite e già trasposto in film.

La giovane Nombeko abita a Soweto, uno squallido sobborgo di Johannesburg. Analfabeta come tanti, ha però uno straordinario talento matematico, che le permette di giocare coi numeri e le equazioni più complesse a suo piacimento. La sua intelligenza la spinge a sognare un futuro migliore, ma nel suo tentativo di fuga si imbatte continuamente in folli difficoltà. Soprattutto quando si ritrova alle dipendenze di un ingegnere (molto idiota) incaricato di progettare delle armi nucleari.

Dal Sudafrica l’avventura di Nombeko continua in Svezia dove i guai non fanno che peggiorare. La affiancano i due gemelli Holder (un’unica persona agli occhi dello Stato), la pazza ribelle Celestine, tre falsarie cinesi fin troppo sbadate, un disertore americano completamente ammattito, una contessa che coltiva patate e, ultima non per importanza, una delle bombe create in Sudafrica. Un gruppo di personaggi eccentrici e improbabili di cui ci si innamora dal primo momento e che l’autore ci fa vedere crescere e cambiare nell’arco di molti anni.

La storia, fra equivoci e fallimenti, arriva al culmine quando il 10 giugno 2007 vengono coinvolti nelle assurde gesta dei protagonisti il re e il primo ministro svedesi. E fino all’ultimo capitolo non si smette di sorridere e di fare il tifo per i protagonisti, vittime di un mondo sempre ingiusto e imprevedibile.

Una lettura particolare, grazie alla comicità degli eventi, la simpatia dei personaggi e uno stile scorrevolissimo. Un romanzo che non si preoccupa di sembrare realistico, ma prende vita in uno spazio dove tutto è possibile, simile a quello dei cartoni animati.

Eppure la trama (intricatissima) regge, gli eventi sono appassionanti, i personaggi affascinanti, i dialoghi mai banali, La follia pervade ogni scena e il divertimento è assicurato. Tra le righe c’è spazio anche per cenni di storia recente e spunti per riflettere sui tanti problemi che attanagliano la società, altro merito di Jonasson.

Consigliatissimo per gli ultimi giorni sotto l’ombrellone, ma anche per i primi giorni autunnali, quando sarà dura mantenere il buonumore,

<

p style=”text-align:right;”>G.

L’ANALFABETA CHE SAPEVA CONTARE 

Titolo originaleAnalfabeten som kunde räkna
Autore:
Jonas Jonasson (1961)
1^ edizione
Svezia 2013
1^ ed. italiana
2013
Genere
Romanzo

Imprigionato in una gabbia e in un’idea


2014-05-04 19.07.07-2

Condannato a morte!

Sono cinque settimane che vivo con questo pensiero, sempre solo in sua compagnia, sempre raggelato dalla sua presenza, sempre curvo sotto il suo peso!

In questo modo Victor Hugo ci catapulta bruscamente nei pensieri di un condannato nella prigione parigina di Bicêtre. Un uomo qualunque, senza nome, colpevole di un delitto non specificato. L’ultimo giorno di un condannato non vuole raccontare una storia, ma denunciare la brutalità, l’ingiustizia, l’insensatezza della pena di morte.

Siamo nel 1929, Hugo pubblica questo audace romanzo senza apporre il suo nome. Vuole prima studiare il pubblico, carpirne le reazioni, imprevedibili. Ha seguito il raro esempio di Beccaria, che con il suo Dei delitti e delle pene aveva già denunciato la pena capitale. Hugo lo fa a modo suo, con la forma del romanzo: mette il sentimento umano al centro, non i freddi ragionamenti logici. E riesce nel suo intento, scoccando una freccia che colpisce in pieno le coscienze, dando un importante impulso alla lotta contro la pena di morte, un vero e proprio delitto commesso dalla società. Ma la società non deve e non può uccidere.

5426091891L’autore descrive col suo inconfondibile talento i demoni interiori di un uomo posto di fronte alla consapevolezza di morire – questa è la vera tortura -, utilizzando la prima persona (una tantum per Hugo) ci costringe a identificarci nella situazione. E’ una questione che ci riguarda, ci tocca da vicino. Un monologo straziante che rivela la disperazione, la solitudine, l’attaccamento alla vita. E ancora la sensazione di essere ormai un oggetto, o peggio un defunto ancor prima di aver incontrato la perfida lama della ghigliottina. Le critiche dei contemporanei confermano l’efficacia e la violenza di questo breve testo, privo di inutili sentimentalismi e intriso di scomodo realismo. Il governo, la chiesa, la giustizia e la folla sanciscono e assistono alla morte in piazza come a un piacevole spettacolo, rivelandosi più mostri degli assassini condannati.

E proprio chi si è macchiato le mani di sangue dimostra invece grande umanità: il condannato trema di paura, sogna, spera, ricorda, si rammarica, soffre, immagina. Vuole vivere, ha sbagliato ma vuole vivere, marcirebbe in prigione ma vuole vivere.

Uno stile semplice, moderno, appassionante, capace di indagare lucidamente nel profondo dell’umano. Un libro vecchio quasi due secoli capace di turbare la nostra coscienza, di muovere qualcosa dentro di noi.

In più di cinquanta paesi la pena capitale è tuttora legale, c’è ancora bisogno delle parole di Hugo.

G.

L’ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO 

Titolo originaleLe dernier jour d’un condamné
Autore
Victor Hugo (1926)
1^ edizione
Francia 1829
1^ ed. italiana
1954
Genere
Romanzo

L’importanza di andare oltre


2014-04-25 13.54.15Uscì nel 1960 e fin da subito fu un successo grandioso: Il buio oltre la siepe di Harper Lee è un romanzo di quelli che tutti dovremmo leggere almeno una volta nella vita. Affascinato da questo libro fin dai tempi delle elementari, mi sono finalmente imposto di leggerlo, trovando le mie aspettative ampiamente soddisfatte.
Partiamo dalla trama: siamo a Maycomb, un’antiquata cittadina dell’Alabama, negli anni ’30; la piccola Scout Finch e il fratello maggiore Dem sono due orfani di madre, allevati dalla domestica di colore Calpurnia e dal saggio padre Atticus, avvocato di spicco della contea. Spensierati, i due bambini passano le giornate a giocare, e insieme al piccolo Dill (ispirato a Truman Capote, amico della scrittrice), che trascorre a Maycomb l’estate, formano uno scatenato trio. A movimentare i loro passatempi è la figura misteriosa ed evanescente di Arthur “Boo” Radley, un vicino di casa che non esce dalla sua abitazione da anni. I tre fantasticano sulle sue chiacchierate vicende passate e seppur terrorizzati vorrebbero incontrarlo, avvicinandosi pericolosamente diverse volte alla sua casa fatiscente, oltre la siepe. Ma l’uomo non sembra accogliere le loro attenzioni.
Il tempo di giocare finisce quando Atticus deve difendere in processo Tom Robinson, un onesto ragazzone di colore accusato di stupro a danni di Mayella Ewell, una ragazza bianca appartenente a una famiglia di delinquenti. Le aspre dicerie di paese e l’avversione dei più arretrati si abbattono sulla carriera di Atticus e sull’umore dei bambini, che devono fare i conti con una società gretta e ipocrita e i coraggiosi – ma scomodi – valori morali del padre. Essendo ancora in vigore la segregazione razziale, la popolazione è soggetta a posizioni contraddittorie circa l’inferiorità dei neri.

L’innocenza di Tom è  lampante, ma il colore della sua pelle porta la maggioranza dei cittadini ad ostacolare la sua assoluzione, con continue pressioni e un linciaggio contro Atticus. A nulla infatti servirà la brillante difesa di quest’ultimo, che vede condannare il cliente e il suo innato senso di giustizia. Dopo l’immenso dispiacere, rimane per i Finch l’ira di Bob Ewell, padre di Mayella, deciso a vendicarsi per le umiliazioni subite in tribunale. Sarà la presenza ambivalente di Boo Radley a risolvere e chiudere la storia ad anello, in un finale poetico e commovente.

tumblr_m1fst1g5va1rqaw6no1_1280Il titolo originale “To Kill a Mockingbird” (uccidere un merlo) si rifà a una metafora presente nel testo: uccidere un merlo, ovvero un uccello innocuo che non si ciba di granaglie, ma di larve e insetti, e canta in modo delizioso, è un grave peccato. Come è un peccato giustiziare un uomo innocente per razzismo o invadere la  delicata sfera privata di un uomo speciale come Boo. Riflessioni e insegnamenti in ogni pagina del romanzo, senza troppa retorica,  ma dimostrando le grettezze e i valori della società attraverso le azioni quotidiane e i realistici dialoghi di tutti i personaggi presenti in scena.

Decisamente efficace il punto di vista della narrazione, che coincide con la piccola Scout: in questo modo l’autrice non presenta la sua idea matura e adulta circa i temi trattati, ma catapulta il lettore di fronte ai fatti come fosse un bambino invitato a scoprire, a comprendere, a prendere una posizione sentendo tante voci diverse, spesso contrastanti. Scout e Jem crescono in fretta tra le pagine, acquistando consapevolezza sul mondo che li circonda, spogliandosi dei pregiudizi e ritrovando l’innata umanità, capace di mostrare loro la via della tolleranza. A fine lettura ho avuto l’impressione di essere cresciuto un po’ anch’io, insieme a loro.

A completare la qualità del libro, oltre alla storia avvincente e l’accorato impegno civile, contribuisce la bellezza della scrittura, caratterizzata da uno stile ricco e scorrevole al tempo stesso.

Il premio Pulitzer nello stesso anno di pubblicazione, l’omonimo film di Robert Mulligan vincitore di tre Oscar e la Medaglia presidenziale della libertà conferita alla Lee dimostrano il grande valore di questa opera. Sono passati decenni ma questa storia ha ancora molto da dirci, lo ha affermato in tempi recenti lo stesso Obama, segnalandolo come strumento culturale contro ogni razzismo e discriminazione.  I tempi sono cambiati, il rapporto con il “diverso” non abbastanza.

Mi piace pensare che chiunque legga questo libro desideri assomigliare almeno un po’ ad Atticus Finch, che sia invogliato a difendere l’emarginato di turno piuttosto che  a toglierlo di mezzo. Che si convinca ad andare oltre la siepe.

G.

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IL BUIO OLTRE LA SIEPE 

Titolo originaleTo Kill a Mockingbird
Autore
Harper Lee (1926)
1^ edizione
USA 1960
1^ ed. italiana
1960 (Feltrinelli)
Genere
Romanzo

Un altro Salinger: Franny e Zooey


frannt-zooeyNon solo il celeberrimo “giovane Holden” tra i romanzi del misterioso J.D. Salinger, ma altre interessanti pubblicazioni, tra cui “Franny e Zooey” del 1961. Il primo di una serie di scritti inerenti ai componenti di una stessa famiglia: i Glass, di cui i due personaggi qui presentati sono i minori.

Procedendo nella lettura si evince la particolarità di questa famiglia, sorta dall’unione di Les e Bessie Glass, protagonisti di spettacoli musicali di fama internazionale. Non sono da meno i sette figli, tutti molto intelligenti e sagaci, nonché ottimi partecipanti del programma radiofonico “Ecco un bambino Eccezionale”. Aleggia tra i Glass il doloroso pensiero di Seymour, il primogenito suicidatosi nel 1948. Un ragazzo davvero brillante, un bambino prodigio che ha segnato profondamente le vite di tutti i fratelli minori, iniziandoli alla letteratura e alla spiritualità. (Salinger racconta gli ultimi giorni di Seymour nel racconto “Un giorno perfetto per i pescibanana”).

Un libro particolare, suddiviso in due parti, una dedicata a Franny e l’altra a Zooey, ma inevitabilmente collegate fra loro.

Nella prima parte vediamo la giovane Frances Glass a un appuntamento con un fidanzato banale e spocchioso. Il suo disagio emerge con forza dalle parole di Salinger, che sorprende il lettore con potenti dialoghi e una profonda introspezione nell’anima della protagonista. Non succede nulla, sono i moti interiori che animano le pagine del libro. Il disagio di Franny. che a tratti ricorda quello di Holden Caulfield, cattura tutta l’attenzione, ma non se ne comprendono da subito i reali motivi.

Questi vengono esplicati nella seconda  parte, la più consistente, dedicata al fratello Zachary, un attore televisivo affascinante e promettente. Tutte le scene descritte hanno luogo nella casa dei Glass, dove Franny si è rifugiata in seguito alla sua crisi spirituale accennata nella prima parte. Il punto di vista però è quello di Zooey: distaccato, amaro, quasi perfido. I due protagonisti sono accomunati dal senso di superiorità, dall’inarrestabile bisogno di giudicare chiunque, di rifiutare la mediocrità della società, del sistema scolastico e lavorativo.

Tutto si risolve in due lunghi e potenti dialoghi: tra la madre Bess e Zooey, tra Zooey e Franny. Oltre ai complicati discorsi – che affrontano religione, morale, psicologia, cultura – danno vigore all’insolita narrazione i dettagli, i gesti, gli sguardi dei personaggi, che spesso rivelano verità più profonde delle parole, dotando le scene di significati nascosti tra le righe.

Nessuna avventura, nessun colpo di scena si ritrova leggendo quest’opera di Salinger, ma si ottiene qualcosa di più: attraverso uno stile impeccabile e originale si scivola dolcemente nei panni di Franny e Zooey, dimenticandosi di tutto il resto. Ed è questo che si dovrebbe sempre aspettare da un buon libro

G.

FRANNY E ZOOEY 

Titolo originaleFranny and Zooey
Autore
J. D. Salinger (1919 – 2010)
1^ edizione
USA 1961
1^ ed. italiana:
Torino 1963
Genere
Romanzo